Lo scontrino elettronico sostituisce la fattura e lo scontrino fiscale: infatti, dal 1° gennaio 2020, i negozianti sono obbligati a emettere esclusivamente lo scontrino elettronico per la vendita di beni e la prestazione di servizi, qualunque sia l’importo dell’operazione.

Sono pochi i soggetti esonerati: per esempio tabaccai, tassisti, giornalai e altre attività marginali.

Perché è stata introdotta questa normativa?

È soltanto un altro accorgimento dell’amministrazione tributaria per contrastare l’evasione fiscale.

Titolari di partita IVA: come essere in regola con lo scontrino elettronico

Uno degli adempimenti previsti dalla normativa per essere in regola con lo scontrino elettronico è l’obbligo di memorizzare e trasmettere i corrispettivi con un registratore di cassa telematico.

Hai tempo 12 giorni per trasmettere i dati fiscali: è un periodo di tempo che ti permette, in mancanza di connessione, di copiare il file dei corrispettivi su una memoria esterna (per esempio una chiavetta USB) e inviarlo all’Agenzia delle Entrate con la funzionalità di upload presente nella pagina “Fatture e Corrispettivi” del sito.

Nel documento commerciale dovrai indicare i seguenti dati obbligatori:

  • Data e ora di emissione;
  • Numero progressivo;
  • Ditta, denominazione o ragione sociale, nome e cognome dell’emittente;
  • Numero di partita IVA dell’emittente;
  • Ubicazione dell’esercizio;
  • Descrizione dei beni ceduti e dei servizi resi; per i prodotti medicinali può essere indicato il numero di autorizzazione alla loro immissione in commercio (AIC);
  • Ammontare del corrispettivo complessivo e di quello pagato.

I costi dello scontrino elettronico

Anche lo scontrino elettronico, come la fattura elettronica, ha un costo per i negozianti.

Per andare incontro agli esercenti obbligati l’Agenzia delle Entrate ha introdotto un credito d’imposta fino a un massimo di 250 euro per acquistare registratori di cassa di nuova generazione e fino a un massimo di 50 euro per adattare quelli preesistenti.

È un bonus riconosciuto soltanto per i pagamenti tracciabili.

Come inviare i corrispettivi all’Agenzia delle Entrate

I nuovi registratori telematici memorizzano ogni operazione ed emettono il documento commerciale. A fine giornata, l’apparecchio sigilla elettronicamente il file contenente i dati complessivi dei corrispettivi della giornata lavorativa e lo trasmette automaticamente al sistema dell’Agenzia delle Entrate in modo sicuro.

Ovviamente, per eseguire questa operazione, devi avere una connessione attiva a internet, tramite linea fissa, wi-fi o con una SIM inserita nel registratore telematico. La SIM ti permette, se hai un’attività ambulante o sei da un cliente, di effettuare le registrazioni fiscali anche all’esterno della tua sede aziendale.

Puoi anche utilizzare la procedura “documento commerciale online”, nella pagina “Fatture e Corrispettivi” del sito dell’Agenzia delle Entrate: ma è un servizio sconsigliato se emetti un elevato numero di scontrini e, per natura dell’attività, non hai molto tempo a disposizione (ad esempio i bar).

Come funziona lo scontrino elettronico?

Con l’arrivo dello scontrino elettronico non dovrai più tenere il registro dei corrispettivi, perché la memorizzazione elettronica e la trasmissione telematica dei dati sostituiscono la registrazione obbligatoria delle operazioni effettuate ogni giorno.

Questa procedura riguarda anche i documenti commerciali rilasciati ai clienti, perché l’Agenzia delle Entrate potrà acquisire velocemente i dati fiscali delle operazioni.

Non dovrai neanche più conservare il libretto di servizio, perché tutte le informazioni sulla verifica periodica – che avrà cadenza biennale – saranno memorizzate e trasmesse telematicamente dal dispositivo all’Agenzia e potranno essere consultate in qualsiasi momento nella pagina “Fatture e Corrispettivi” del sito. 

Nei periodi di chiusura dell’attività, non dovrai effettuare alcuna registrazione sul registratore telematico, ma dovrai comunicare le giornate di chiusura quando trasmetterai i corrispettivi della giornata di apertura.

La mancata, non tempestiva o non veritiera memorizzazione e trasmissione dei corrispettivi comporta alcune sanzioni:

  • Ammenda pari al 100% dell’imposta relativa all’importo non correttamente documentato con un minimo di 500 euro;
  • Nei casi di recidiva (quattro distinte violazioni compiute in un quinquennio) è prevista la sospensione della licenza o dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività stessa.

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